Vocalismo atono
Per quanto riguarda il vocalismo atono, in Basilicata come anche
nel resto dell’Italia meridionale le vocali protoniche si possono dividere in
tre gruppi:
/i/, /e/ protoniche del latino cambiano generalmente nella vocale
indistinta /ë/ per es. lëssìië (<LIXIVA;
lisciva), vëtìellë (<VITELLU;
vitello);
/a/
protonica del latino resta regolarmente intatta, per es. calàndrë (<CALANDRA; calandra), gaddìnë (<
GALLINA;
gallina) :
/o/,
/u/ protoniche del latino o dell’italiano cambiano in u, che molto spesso
diventa , per es. mustàzzë (<MUSTACIU; baffi) chëcùzzë , accanto a cucùzzë (<CUCUTIA; zucca)
Le vocali postoniche cambiano generalmente in /ë/, per es. a
kràpë (<CAPRA;
la capra), a fémmënë (<FEMINA;
la femmina), l’ òmmënë (<HOMINE;
l’uomo), u dìcëtë (<DICITU; il dito).
L’ affievolimento delle vocali finali nel suono indistinto /ë/ ,
accomuna in una medesima condizione i dialetti lucani coi dialetti campani,
abruzzesi e pugliesi centro-settentrionali, nonché i dialetti calabresi fino
alla linea Cetraro-Bisignano-Melissa, che segna il limite meridionale
dell'espansione del fenomeno.
Nel contesto sintattico si osserva la conservazione della /a/ delle
parole femminili che precedono un aggettivo che comincia per consonante per es.
a cràpa fémmënë (<
CAPRA + FEMINA;
la capra femmina).
I pronomi dimostrativi latini conservano spesso le loro vocali
finali, anche gli aggettivi che precedono il sostantivo per es. chédda vàcchë
(<
ILLA VACCA;
quella vacca); cùddu cavuàddë (<
ILLU CABALLU;
quel cavallo), cché bbèllu cànë (<
BELLU+CANE;
che bel cane)