IL "GALLICCHIESE"

IN... BASILICATA

DIZIONARIO DIALETTALE DI GALLICCHIO

a cura di Maria Grazia Balzano

 

I dialetti della Basilicata

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|Introduzione: Dal latino alle lingue romanzeI dialetti italiani | I dialetti della Basilicata Aspetti socio e geo-linguistici della regione;   Vocalismo tonico; Vocalismo atono ConsonantismoElementi di morfologia | home|

 


Vocalismo tonico (cfr. anche  Elementi di fonologia e fonetica: le vocali)

Il vocalismo, il sistema, cioè,  della vocali di una determinata lingua o dialetto, è il criterio fondalmente per distinguere le grandi famiglie di lingue. Per una corretta classificazione dei dialetti lucani è necessario, quindi considerare, i tipi di vocalismo che si registano nella regione. Nel  territorio romanzo  esistono cinque tipi di passaggio dal sistema vocalico latino a quello delle varie lingue volgari. Le dieci vocali latine (ī, ē, ā, ō, ū, lunghe, e  ĭ, ă, ě, ŏ, ŭ brevi) evolvono in tipi di vocalismo di sette, di sei, di cinque vocali. Nel latino classico la quantità della vocale era importante  dal punto di vista fonologico, perché poteva cambiare il significato della parola (per es. pŏpŭlus: popolo, pōpŭlus: pioppo; pālus: palo; pălus: palude). Nel latino volgare le quantità non sono più rilevanti dal punto di vista fonologico. Il crollo della quantità crea nuovi sistemi vocalici nelle lingue romanze. Tutti questi sistemi sono presenti in Basilicata che è l’unica zona di tutto il territorio romanzo dove c’è questa coestistenza.

Basandosi sullo sviluppo delle vocali toniche si possono distinguere in Basilicata cinque zone dialettali:

a) Zona calabro-lucana o “zona Lausberg”, che interessa una fascia di territorio che va da Maratea a Diamante sul Tirreno al versante ionico verso Sibari, a sud, e lungo la linea del fiume Agri, a nord. Appartengono a questa zona i seguenti paesi: Aliano, Tursi, Rotondella, Nova Siri, Valsinni, Senise, Colobraro, San Giorgio Lucano, Noepoli, Cersosimo, Terranova di Pollino, Francavilla sul Sinni, Fardella, Teana, Calvera, San Chirico Raparo, Carbone, Castel Saraceno, San Severino Lucano, Episcopia, Rotonda, Viggianello, Castelluccio inf., Castelluccio sup.  In questo gruppo di paesi si ravvisa  una situazione di singolare arcaicità del sistema vocalico,  permane un vocalismo basato su cinque vocali senza distinzioni di apertura e di chiusura delle vocali /e/ ed /o/, ripetendo condizioni che hanno riscontro solo nella Sardegna e nella Corsica meridionale e che riflettono un momento più antico, preaugusteo, della lingua latina, corrispondente a una fase di arresto e di difficile penetrazione della conquista romana, verso sud in rapporto agli ostacoli naturali e alla resistenza opposta dalle popolazioni locali.

b) Zona  centrale (centrale perché questa zona si trova soprattutto all’interno della Basilicata: è il cosiddetto avamposto) che interessa un territorio oggi ristretto intorno a Castelmezzano tra Matera e Potenza, ma un tempo verosimilmente molto più esteso verso oriente fino alle coste dell'Adriatico. Ne fanno parte i seguenti paesi: Chiaromonte, Castronuovo Sant’ Andrea, Sant’ Arcangelo, Roccanova, San Martino d’ Agri, Alianello, Gallicchio, Missanello, Armento, Pietrapertosa, Castelmezzano, Anzi, Campomaggiore, Albano di Lucania, Trivigno, Brindisi di Montagna, Corleto Perticara e Guardia Perticara (ambedue con una parte del loro vocalismo). In questa zona si distingue tra /ĭ/ breve ed /ī/ lunga latine, con esiti differenziati (pépë, latino pĭper e filë, latino fīlat), ma non tra /ŏ/ breve e /ō/ lunga (córë, latino cŏr, e sólë, latino sōl), mentre /u/ latina, sia breve che lunga, dà luogo a un unico esito /u/ (fùrchë, latino fŭrca, e lùnë, latino lūna). È stato rilevato che queste condizioni nel loro insieme trovano riscontro nel vocalismo del romeno, la lingua dell'antica Dacia, conquistata dall'Impero nel II secolo d.C., e pertanto rappresentano la proiezione transadriatica di questa fase della lingua latina documentata nei dialetti lucani.

c) Zona Napoletana. Questa zona, formata dalla Basilicata settentrionale, presente il sistema vocalico che è alla base dello sviluppo del vocalismo tonico in tutte le altre lingue romanze e per il quale è caratteristica la fusione della /ĭ/ breve e della /ē/ lunga del latino in /e/, poi la fusione della /ō/ lunga e della /ŭ/ breve dle latino in /o/. Questo sistema vocalico innovatore cominciava a nascere  già nel primo secolo dell’ impero romano in Campania e presto diventava norma anche a Roma.  Fanno parte di questa zona  paesi come per es.  Matera, Tricarico, Laurenzana, Calvello, Potenza.

d) Zona Siciliana. Si tratta di una ristretta area marginale isolata intorno al golfo di Policastro, nella Lucania latina antica, al di sopra della zona a vocalismo arcaico, nei centri di Ascea, Alfano, Camerota e, più all'interno, Lauría. Il sistema vocalico di tipo siciliano fu introdotto da coloni trasferiti dall'Isola in quella zona in epoca tarda (secolo XII-XIII) ed è caratterizzato  dalla fusione della /ī/ lunga, della /ĭ/ breve e della /ē/ lunga del latino in /i/ , mentre la /ū/ lunga, la /ŭ/ breve  e la /ō/ lunga del latino si fondono in /u/. Attualmente si trovano relitti  di questo vocalismo, tipico oltre che della Sicilia, della Calabria centro meridionale, del Cilento meridionale e della penisola salentina,  a Acquafredda e Maratea. 

d) Zona di transizione (“transizione”,  perché una volta coincideva con la zona napoletana ed in seguito si è creato un sistema vocalico simile a quello siciliano). Di questa zona fanno parte per es. i paesi: Pisticci, Ripacandida, Tolve, San Chirico Nuovo, Calciano, Grassano, salandra, Garaguso, Gorgoglione, Accettura.

I sistemi vocalici che caratterizzano i dialetti lucani si possono così schematizzare:

 

   ZONA CALABRO-LUCANA (Vocalismo  di tipo “arcaico”  o “sardo”)

 

    ZONA CENTRALE (Vocalismo di tipo “orientale” o “romeno” o “asimmetrico”):

 

 

    ZONA NAPOLETANA ( Vocalismo di tipo “maggioritario” o “comune”):

 

 

    ZONA SICILIANA (Vocalismo di tipo “siciliano” o “alla greca”, convergente sulle vocali estreme):

 

 

     ZONA DI TRANSIZIONE (Vocalismo convergente sulle vocali mediane):

 

 

Il  vocalismo tonico in Basilicata è caratterizzato da tre principali fenomeni:

le vocali che in latino si trovano in sillaba aperta, cioè in sillaba terminante per vocale, sono generalmente chiuse nei dialetti;

le vocali che nel latino si trovano in sillaba chiusa, cioè in sillaba terminante con consonante, sono generalmente aperte nei dialetti;

 le vocali toniche /ē/, /ě/, /ō/, /ŏ/, che nel latino oppure nell’italiano si trovano in parole in cui le vocali finali siamno una /–i/ o una /–u/ cambiano completamente per effetto della metafonesi o metafonia, processo di armonizzazione tra due o più foni. In particolare, ciò avviene per i sostantivi e gli aggettivi maschili singolari (terminazioni latine -us, -um) e plurali (terminazione latina -i), rispetto ai corrispondenti femminili singolari e plurali (terminazioni -a, -ae), ma anche nella coniugazione di alcuni verbi. La metafonia può avvenire in tre modi diversi: 

 per innalzamento: La /e/ e la /o/ passano normalmente a /i/ e, rispettivamente a /u/;

  per dittongazione: la /e/ e la /o/ dittongano generalmente in /ie/ e in /uo/ (ma anche ua) ascendenti o discendenti.

  per monottongamento; molto spesso, il dittongo è ritratto sul primo componente, e così l'esito metafonetico diventa [ie] > [i:], [uo] > [u:].

La metafonia interessa tutta la Lucania, fatta eccezione del territorio di sud-ovest a vocalismo arcaico e conservazione delle vocali finali. La distribuzione di questo fenomeno vede la Lucania allineata sugli esiti napoletani e pugliesi, con la caratteristica opposizione fonomorfematica tra maschile e femminile, singolare e indicativo e tra prima o terza e seconda persona singolare del presente indicativo dei verbi: chìinë, chiénë (pieno, piena), frìddë, fréddë (freddo, fredda); mésë, mìsë (mese, mesi); pédë, pìëdë (piede, piedi); sùlë, sólë (solo, sola); mùscë, móscë (moscio, moscia); nëpótë, nëpùtë (nipote, nipoti); vólpë, vùlpë (volpe, volpi); grù(o)ssë, gròssë (grosso, grossi); vóië, vùie (bue, buoi), ecc. E per i verbi: crédë; crìdë (io credo, tu credi); védë, vìdë (egli vede, tu vedi); dòrmë, dùrmë (io dormo, tu dormi), ecc.                   

In generale le vocali toniche lucane si conservano intere da turbamenti e frangimenti in dittonghi, così caratteristici dei dialetti pugliesi e abruzzesi. Solo i paesi della fascia orientale al confine con la Puglia presentano vocali miste e turbate e qualche dittongazione. Il caso più rappresentativo è quello di Matera, che registra condizioni vocaliche di tipo nettamente pugliese, con la palatizzazione della vocale /a/ in sillaba aperta (fäfë, fava) e velarizzazione della stessa vocale in sillaba chiusa (stòddë, stalla). Un'altra peculiarietà del dialetto materano consiste nella palatizzazione di /u/ (mìlë, mulo) e inversamente nella velarizzazione di /i/ (fùgghië, figlio). Altro tratto notevole è la propagginazione della vocale /u/ dell'articolo dietro velare /c/ (cuànë, il cane) a Matera, e talvolta anche dietro altra consonante (u fuìgghië, u fuìglië, il figlio) a Miglionico e a Melfi. Si tratta di un fenomeno largamente documentato in Puglia e in Abruzzo e presente sporadicamente anche in Calabria.


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