Elementi di morfologia
L’articolo
Nella
maggiorparte della regione gli articoli determinativi davanti a
sostantivi che cominciano con una consonante suonano come segue:
al
singolare maschile: lu (ru)/ u;
al
singolare femminile: la / a;
al
plurale maschile li/ i;
al
plurale femminile: li, lë (rë), i.
I
continuatori del dimostativo latino ILLE ci presentano un prezioso arcaismo: la
forma del plurale, senza distinzione di genere, /o/ caratteristica di alcuni
paesi della Lucania centro-meridionale: Armento, Sant’Arcangelo, Guardia
Perticara, Gorgoglione, Castronuovo, Chiaromonte.
Gli
articoli inderterminativi sono per il singolare maschile nu; per il
singolare femminile na.
Tutti
gli articoli si apostrofano se il sostantivo seguente comincia per vocale per
es. l’érvë (l’erba), l’óvë: (le uova),
n’àcënë (un acino).
Genere
e numero dei sostantivi, aggettivi e participi passati.
In
italiano il genere e il numero si riconoscono dalla desinenza finale del
sostantivo. Nei dialetti lucani di solito ciò non è possibile perché le
desinenze finali dileguano nella vocale indistinta /ë/. Il genere e il numero
sono indicati, invece, molto spesso dal variare della vocale tonica del
sostantivo dovuto per lo più all’ effetto della metafonia, come si è già notato
sopra. Questa considerazione vale, nella maggior parte della regione, anche per
l’aggettivo ed il participio passato nel campo del genere. Il numero degli
aggettivi e participi passati di solito non si riconosce dalla forma,
quindi
lùrdë (sporco), rùttë (rotto), cùttë (cotto) sono sia maschile
singolare che plurale, mentre lòrdë (sporca), ròttë (rotta),
còttë (cotta) sono sia femminile singolare che plurale. Nella zona
calabro-lucana invece alcuni aggettivi hanno una sola forma per ambedue i
generi, allora frìddë (< FRIGIDA; FRIGIDU) significa fredda, fredde,
freddo, freddi.
I
pronomi
I
pronomi dimostrativi hanno forme diverse da paese a paese per es. questo =
chuèstë, chuìstë, chìstë; questa = cuéstë,
chéstë; questi = cuéstë, cuìstë, chìstë; queste =
cuéstë, chéstë, chìstë: il pronome dimostrativo nella
funzione di sostantivo può essere rinforzato dalla forma accuà (o ccuà)
o allà (o llà) per es. chìstë accuà (questo), chélla llà
(quella). Spesso la prima parte della forma viene troncata: sta, stu,
stë, sti.
Il
pronome personale di prima persona appare in Lucania sotto due forme
fondamentali: hèìë/ìië. La ripartizione spaziale non è molto
chiara, in alcune località entrambe le forme sembrano coesistere. Mentre
ìië si ricollega facilmente all’italiano io ai suoi congeneri nelle
altre lingue neolatine, i quali derivano da una forma abbreviata EO, è probabile
che hèië sia un riflesso diretto del latino EGO.
Al
contrario dell’italiano i pronomi possessivi hanno per la 1a,
2a, e 3a, pers. singolare una sola forma per il femminile
e il maschile e solo alla 1a e 2a persona del plurale si
distinguono il femminile dal maschile. Nella maggior parte della regione essi
suonano come segue: méië (mio/mia), tùië (tuo/tua), sùië
(suo/sua), nùostë (nostro/nostri) nòstë (nostra/nostre), vùostë
(vostro/vostri), vòstë (vostra/vostre), lórë (loro). Al
contrario dell’italiano il possessivo segue sempre il sostantivo: a càsa
méië (la mia casa), u cànë sùië (il suo cane). Nel campo dei
possessivi si registra poi un particolare caratteristico dei dialetti lucani. Di
solito i possessivi in tutto il meridione vengono usati per i nomi di
parentela in forma enclitica sòrëmë (< SOROR MEA; mia sorella). Il
confine settentrionale di questo fenomeno è più o meno la linea
Roma-Ancona. In Basilicata si registrano anche dei casi in cui i
possessivi vengono usati in forma proclitica e non soltanto nelle colonie
gallo-italiche intorno a Potenza, dove potrebbe trattarsi di un fenomeno di
origine settentrionale, ma anche in alcune località a sud del fiume Agri come
Spinoso e San Martino d’Agri.
I
verbi.
A
differenza dell’italiano o che forma l’infinito con i morfemi –are, -ere,
-ire nei dialetti lucani o viene tagliato l’intero morfema, che
dilegua nella vocale indistinta /ë/, o vengono tagliati
solo i
due ultimi elementi del morfema: léggë (leggere),
laurà (arare), fà (fare), vënì (venire),
Per il
gerundio i morfemi sono due: -ànnë (-ando) e énnë
(-endo): laurànnë (lavorando), cammënénnë (camminando). I
participi passati finiscono in -àtë e -ùtë: tëràtë (tirato),
sapùtë (saputo)
Una
caratteristica molto particolare dell’area meridionale della Basilicata è
la conservazione delle desinenze personali -s e -t della seconda e della
terza persona singolare dei verbi
dell’indicativo presente
e imperfetto, come in Sardegna:
sàpësë (sai), chiòvëtë (piove);
ièrësë
(eri), ièrëtë (era),
e la
conservazione della -s della seconda persona plurale dell’ indicativo presente e
imperfetto.
Nei
paradigma di alcuni verbi dell’ indicativo presente di dialetti lucani che non
fanno parte della zona meridionale si può notare come soprattutto la 2a
persona si riconosce dalla vocale tonica e non dalla desinenza come
nell’italiano: tróvë vs trùovë (trovo vs trovi) mórë
vs mùrë (muoio vs muori).
Per
quanto riguarda l’imperfetto indicativo bisogna sottolineare che nella parte
meridionale della regione le prime tre persone sono più marcate perché la 2a
e 3a persona conservano le vecchie desinenze personali del
latino e quindi si riconoscomo per la desinenza finale, mentre nella parte
settentrionale e centrale, molto spesso, o le prime tre persone
hanno la stessa forma oppure sono identiche la 1a e la
3a persona.
Un’
altra particolarità dei dialetti lucani è la costruzione del passato prossimo in
molti paesi con l’ausiliare avere anche laddove l’italiano usa l’ausiliare
essere: àggë mùortë (< HABEO + MORTUU; sono morto), àggë cadùtë (<
HABEO + it. caduto; sono caduto).
In
Basilicata, come in altre regioni meridionali, il futuro sintetico latino
del tipo CANTABO si è sviluppato in un futuro analitico del tipo
HABEO AD CANTARE:
l’àggi’ a vvénnë craië (le venderò domani), si tratta d’una sorta di
futuro in cui si sottintende un po’ l’idea di necessità. Oltre a ciò
continuatori del lat. HABERE nel futuro lucano prendono il significato
modale di “dovere” e “volere”:
àm’ angrassà (dobbiamo ingrassare), m’ a vògli’ accattà
cràië (me la voglio comprare domani).
Per
finire, nella parte meridionale della regione il congiuntivo, al contrario
dell’italiano, viene usato solo nelle preposizione secondarie che esprimono
desiderio, in questo caso il congiuntivo presente viene espresso da una forma
che corrisponde al congiuntivo imperfetto (per es. rìcës' a mmigghérë mèië ca
lë cucinìssëtë: dì a mia moglie che li cucini), negli altri casi viene usato
l’indicativo ( per es. è ppëccàtë ca së në vò gghì: è un peccato
che voglia andarsene).
Bibliografia:
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Latinità, G. Giappichelli, Torino, 1971
Bigalke R., Dizionario
dialettale della Basilicata, Heidelbrg, 1980.
Bigalke R., Basilicatese,
Lincom Europa, 1994,
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Ludtke H., Profilo dei
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Rohlfs. G., Grammatica
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I dialetti della
basilcata e della Calabria, Approfondimento Encarta, Internet, 2009
César Y.C., I dialetti
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