IL "GALLICCHIESE"

IN... BASILICATA

DIZIONARIO DIALETTALE DI GALLICCHIO

a cura di Maria Grazia Balzano

 

I dialetti della Basilicata

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Elementi di morfologia

 

 L’articolo

 

Nella maggiorparte della regione gli articoli  determinativi davanti  a sostantivi che cominciano con una consonante suonano come segue:

al singolare maschile: lu (ru)/ u;

al singolare femminile: la / a;

al plurale maschile  li/ i;

al plurale femminile: li, (), i.

I continuatori del dimostativo latino ILLE ci presentano un prezioso arcaismo: la forma del plurale, senza distinzione di genere, /o/ caratteristica di  alcuni paesi della Lucania centro-meridionale: Armento, Sant’Arcangelo, Guardia Perticara, Gorgoglione, Castronuovo, Chiaromonte.  

Gli articoli inderterminativi sono per il singolare maschile nu; per il singolare femminile na.

Tutti gli articoli si apostrofano se il sostantivo seguente comincia per vocale per es. l’érvë (l’erba), l’óvë: (le uova), n’àcënë (un acino).

 

Genere e numero dei sostantivi, aggettivi e participi passati.

 

In italiano il genere e il numero si riconoscono dalla desinenza finale del sostantivo. Nei dialetti lucani di solito ciò non è possibile perché le desinenze finali dileguano nella vocale indistinta /ë/. Il genere e il numero sono indicati, invece, molto spesso dal variare della vocale tonica del sostantivo dovuto per lo più all’ effetto della metafonia, come si è già notato sopra. Questa considerazione vale, nella maggior parte della regione, anche per l’aggettivo ed il participio passato nel campo del genere. Il numero  degli aggettivi e participi passati  di solito non si riconosce dalla forma, quindi lùrdë (sporco), rùttë (rotto), cùttë (cotto) sono sia maschile singolare che plurale, mentre lòrdë (sporca), ròttë (rotta), còttë (cotta) sono sia femminile singolare che plurale. Nella zona calabro-lucana invece alcuni aggettivi hanno una sola forma per ambedue i generi, allora frìddë (< FRIGIDA; FRIGIDU) significa fredda, fredde, freddo, freddi.

 

I pronomi

 

I pronomi dimostrativi hanno forme diverse da paese a paese per es. questo = chuèstë, chuìstë, chìstë; questa = cuéstë, chéstë; questi = cuéstë, cuìstë, chìstë; queste =  cuéstë, chéstë, chìstë: il pronome dimostrativo  nella funzione di sostantivo può essere rinforzato dalla forma accuà (o ccuà) o allà (o llà) per es. chìstë accuà (questo), chélla llà (quella). Spesso la prima parte della forma viene troncata: sta, stu, stë, sti.

Il pronome personale di prima persona appare in Lucania sotto due forme fondamentali: hèìë/ìië. La ripartizione spaziale  non è molto chiara, in alcune località  entrambe le forme sembrano coesistere. Mentre ìië si ricollega facilmente all’italiano io ai suoi congeneri  nelle altre lingue neolatine, i quali derivano da una forma abbreviata EO, è probabile che hèië sia un riflesso diretto del latino EGO.

Al contrario dell’italiano i pronomi possessivi  hanno per  la 1a, 2a, e 3a, pers. singolare una sola forma per il femminile e il maschile e solo alla 1a e 2a persona del plurale si distinguono il femminile dal maschile. Nella maggior parte della regione essi suonano come segue: méië (mio/mia), tùië (tuo/tua), sùië (suo/sua), nùostë (nostro/nostri) nòstë (nostra/nostre), vùostë (vostro/vostri), vòstë (vostra/vostre), lórë (loro). Al contrario dell’italiano il possessivo segue sempre il sostantivo: a càsa  méië (la mia casa), u cànë sùië (il suo cane). Nel campo dei possessivi si registra poi un particolare caratteristico dei dialetti lucani. Di solito i possessivi in tutto il meridione  vengono usati per i nomi di parentela in forma enclitica sòrëmë (< SOROR MEA; mia sorella). Il confine settentrionale di questo fenomeno  è più o meno la linea  Roma-Ancona. In Basilicata si registrano anche dei casi  in cui i possessivi vengono usati in forma proclitica e non soltanto  nelle colonie gallo-italiche intorno a Potenza, dove potrebbe trattarsi di un fenomeno di origine settentrionale, ma anche in alcune località a sud del fiume Agri come  Spinoso e San Martino d’Agri.

     

I verbi.

 

A differenza  dell’italiano o che forma l’infinito con i morfemi –are, -ere, -ire  nei dialetti lucani  o viene tagliato l’intero morfema, che dilegua nella vocale indistinta /ë/, o  vengono tagliati solo i due ultimi elementi del morfema: léggë (leggere), laurà (arare), (fare), vënì (venire),

Per il gerundio i morfemi sono due: -ànnë (-ando) e énnë (-endo): laurànnë (lavorando), cammënénnë (camminando). I participi passati finiscono in -àtë e -ùtë: tëràtë (tirato), sapùtë (saputo)

Una caratteristica  molto particolare dell’area meridionale della Basilicata è la conservazione delle desinenze personali -s e -t della seconda  e della  terza persona singolare dei verbi dell’indicativo presente e imperfetto, come in Sardegna: sàpësë (sai), chiòvëtë (piove); ièrësë (eri), ièrëtë (era), e  la conservazione della -s della seconda persona plurale dell’ indicativo presente e imperfetto.

Nei paradigma di alcuni verbi dell’ indicativo presente di dialetti lucani che non fanno parte della zona meridionale si può notare come soprattutto  la 2  persona si riconosce dalla vocale tonica e non dalla desinenza come nell’italiano: tróvë vs trùovë (trovo vs trovi)  mórë vs  mùrë (muoio vs muori).

Per quanto riguarda l’imperfetto indicativo bisogna sottolineare che nella parte meridionale della regione le prime tre persone sono più marcate perché la 2 e 3a persona conservano  le vecchie desinenze personali del latino e quindi si riconoscomo per la desinenza finale, mentre nella parte settentrionale e centrale, molto spesso,  o le prime tre persone  hanno la stessa forma  oppure sono identiche la  1a e la  3a  persona.

Un’ altra particolarità dei dialetti lucani è la costruzione del passato prossimo in molti paesi con l’ausiliare avere anche laddove l’italiano usa l’ausiliare essere: àggë mùortë (< HABEO + MORTUU; sono morto), àggë cadùtë (< HABEO + it. caduto; sono caduto).

In Basilicata, come in altre regioni meridionali, il futuro sintetico  latino del tipo  CANTABO si è sviluppato  in un futuro analitico del tipo HABEO AD CANTARE: l’àggi’ a vvénnë craië (le venderò domani), si tratta d’una sorta di futuro in cui si sottintende  un po’ l’idea di necessità. Oltre a ciò continuatori  del lat. HABERE nel futuro lucano prendono il significato modale  di “dovere”  e “volere”: àm’ angrassà (dobbiamo ingrassare), m’ a  vògli’ accattà cràië (me la voglio comprare domani).

Per finire,  nella parte meridionale della regione il congiuntivo, al contrario dell’italiano, viene usato solo nelle preposizione secondarie che esprimono desiderio, in questo caso il congiuntivo presente viene espresso  da una forma che corrisponde al congiuntivo imperfetto (per es. rìcës' a mmigghérë mèië ca lë cucinìssëtë: dì a mia moglie che li cucini), negli altri casi viene usato l’indicativo ( per es. è ppëccàtë  ca së në vò gghì: è un peccato che voglia andarsene).


Bibliografia:

 

Avalle D'Arco S., Bassa Latinità, G. Giappichelli, Torino, 1971

 

Bigalke R.Dizionario dialettale della Basilicata, Heidelbrg, 1980.

 

Bigalke R.,  Basilicatese, Lincom Europa, 1994,

 

Lioi F. S.Appunti per una storia del dialetto lucano: la stratificazione linguistica, in, Studi storici della Basilicata, Bari, 1987

 

Ludtke H., Profilo dei dialetti italiani: Lucania, Pacini, Pisa, 1979

 

Rohlfs. G.,  Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti,  Einaudi, Torino, 1968.

 


 

I dialetti della basilcata e della Calabria, Approfondimento Encarta, Internet, 2009

 

César Y.C.,  I dialetti italiani, Internet, 2009

 

 


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