L'uso del
cognome come identificativo di una famiglia si fa risalire all'antica
Roma. Presso gli
antichi greci le persone venivano identificate dal nome proprio,
da quello del padre e, a volte, dalla località d'origine, uso
trasferito dagli antenati indoeuropei che lasciarono questa
consuetudine in eredità anche ai popoli slavi con il patronimico
vic,
alle popolazioni germaniche con il genitivo patronimico ed ai
popoli nordici con la terminazione
ssen, sson
(figlio di).
Gli antichi Romani sentirono l'esigenza di chiamare ogni cittadino
con i tria nomina
(tre nomi) che rappresentano il praenomen
(il nome), la gens
(il nome della famiglia allargata o clan), ed il
cognomen
(il soprannome), in questo modo ogni romano poteva essere
identificato, in caso di omonimia il soprannome poteva essere
composto aggiungendo un quarto ed un quinto nome a completare il
praenomen. Con la caduta dell'impero romano le influenze
barbariche portarono ad un quasi completo abbandono dei tria
nomina, la struttura cognominale latina, tranne che per
pochissime famiglie patrizie e si ritornò all'uso del semplice
nome dell'ambito famigliare spessissimo, ispirato al nome di
santi della religione cristiana. A seguito della grande
crescita demografica avvenuta in
Europa tra il
X secolo e l'XI
secolo, divenne sempre più complicato distinguere un
individuo da un altro con il solo nome personale.Tra le
principali difficoltà nell'individuare bene una persona e
registrarla, dev'essere valutata la condizione medievale di chi
fuggiva dai feudi per vivere nei centri abitati: ci si
registrava nelle corporazioni municipali fornendo il nome e la
provenienza (Montanaro, Dal Bosco, ecc.) oppure un pregio o
difetto fisico (Gobbo, Rosso, Mancino, ecc.) oppure un mestiere
(Sella, Ferraro, Marangon, ecc.) e dopo un anno solare il
feudatario perdeva il diritto di riportarsi al feudo il
fuggitivo. Si rese nuovamente necessario identificare tutti gli
individui appartenenti alla medesima discendenza con un altro
nome. Nacque così il cognome moderno, che poteva essere
originato da una caratteristica peculiare delle persone, come ad
esempio la loro occupazione, il luogo d'origine, il loro stato
sociale o semplicemente il nome dei genitori, le influenze delle popolazioni
barbariche portarono ad affiancare al semplice nome, almeno per
le famiglie più abbienti, il nome del padre o della madre nella
forma genitiva (de,
di).
I primi
cognomi, nascono come privilegio della classe abbiente e solo
successivamente tale fenomeno si diffonde a tutti. Con il
Concilio di Trento, nel 1564, viene, infine, imposto ai
parroci l'obbligo di registrare ogni nato col proprio nome e
cognomeal fine di evitare matrimoni tra consanguine. I
cognomi
possono, in linea di principio, essere raggruppati in
categorie di appartenenza:
-
patronimici e
matronimici : dal nome del padre o della madre espressi con
preposizioni, articoli o semplice nome: di Santo, La Viola,
ecc.;
-
etnici
e toponomastici:
dal luogo di provenienza del capostipite ( contrade, città,
regioni,ecc.): Napoli, Palermo, Oriolo, Siciliano, ecc.;
-
caratteristiche
fisiche (statura, Colore dei capelli, ecc.): Rossi, Bruno, Grosso,
Curcio, ecc.
-
caratteristiche
morali o di comportamento: Avveduto, Bevilacqua, ecc;
-
teoforici o
apotropaici:
da una formula augurale o votiva: Donadio, Dioguardi,
Benvenuto, ecc.;
-
mestieri o
professioni: Ferraro, Farina, Massaro, ecc.;
-
nomi personali o
individuali: Benedetto, Domenico, Vincenzo, ecc.
-
inventati (
venivano imposti ai trovatelli): Esposito, Proietto, ecc.
Qui di seguito è
riportata l'origine dei principali cognomi di Gallicchio:
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