Nella
cultura tradizionale, da sempre, il fuoco segna i momenti di
passaggio del ciclo dell’anno, come la fine della brutta
stagione e delle fredde ed umide giornate invernali.
L’analisi delle tradizioni legate al fuoco ha rivelato quanto sia
lontana nel tempo la loro origine e quanto queste pratiche
siano diffuse un po’ ovunque nei paesi dell’Europa
occidentale. L’uso
rituale di questo elemento, del resto, risale ad un periodo che
precede la diffusione della religione cristiana, ai riti celtici delle cadenze
calendariali vicine ai due solstizi.
Il
fuoco si presenta in una doppia veste simbolica. Da un lato
esso rappresenta la distruzione di tutto ciò che angoscia la
comunità (la fame, la malattia, la morte) ed è per questo che
sui roghi spesso bruciano fantocci e streghe di paglia o
l’effige della Morte; dall’altra si presenta come
rigeneratore per eccellenza, essendo considerato
promotore della crescita dei raccolti, e del benessere
dell’uomo e delle bestie, o positivamente stimolandoli, o
negativamente stornando i pericoli e le calamità che li
minacciano da cause come tuoni e lampi, incendi, golpe,
muffa, insetti, sterilità, malattie.
La
tradizione dei falò che
illuminano
e riscaldano le vigilie di alcune festività del calendario
cattolico sono nati dalla fusione, attraverso secoli e
percorsi intricati,
della più lontana religiosità arcaica con la nuova
religiosità cristiana.
Il rito
della vampa di San Giuseppe, che coincide con la fine
dell'inverno e l'inizio della primavera, è una delle testimonianze
del passaggio di elementi pagani nella religiosità popolare,
elementi che sono stati assorbiti e risignificati in
funzione del culto cristiano. Nella
tradizione popolare, infatti,
il fuoco costituisce un’offerta al Santo
che patì il freddo nella grotta di Betlemme e che
bruciò il suo mantello e andò di casa in casa a alla ricerca
di
di un pò di brace per
riscaldare il Bambino Gesù
e la Madonna.
In
Basilicata molte sono le località che
conservano l'usanza di accendere il fuoco la sera del 18
marzo. Anche a Gallicchio, nonostante recentemente le locali forze dell'ordine,
per motivi di sicurezza, abbiano posto delle
limitazioni e dei divieti (non si può , per esempio, alimentare il fuoco dopo
l'accensione), la tradizione del fuoco di
San Giuseppe appassiona ancora i ragazzi e i giovani che qualche
giorno prima della ricorrenza cominciano ad ammucchiare
gli scarti della potatura degli olivi e delle viti, i fasci
di ginestra ecc... (la cosidetta "fràschë")
In passato si cominciava a raccogliere la
"frasca" per il fuoco
già una