Le vocali
La parola vocale deriva
dal
latino vocalis, che significa
"emettente voce" o "parlante". Dal punto di vista articolatorio, una
vocale è un suono prodotto mediante la vibrazione delle corde vocali e
senza frapporre ulteriori ostacoli al flusso dell'aria così fatto
risonare. Le diverse vocali si ottengono modificando il risuonatore, e
quindi con una maggiore o minore apertura della bocca, con o senza
protrusione delle
labbra, con o senza passaggio dell'aria
dalle
fosse nasali, e con la
lingua posta più o meno in avanti nella
cavità orale.
A seconda delle loro
caratteristiche, le vocali possono essere:
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orali (per esempio le vocali
dell'italiano)
o
nasali
(per esempio [ã] nella pronuncia
milanese o
francese di Milan), a
seconda che il
velo palatino sia alzato o
abbassato, impedendo o permettendo il passaggio dell'aria dalle
fosse nasali. |
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anteriori
(per esempio [i] o [e]), medie (per esempio [a])
o
posteriori (per esempio [u]
o [o]), a seconda della posizione della lingua; riferito
alla posizione della punta della lingua rispetto alla cavità
orale. Se la punta è rivolta verso la parte anteriore del
palato, la vocale si dice anteriore, se la punta della lingua è
rivolta verso la parte posteriore del palato, la vocale di dice
posteriore, se la punta ha una posizione centrale, la vocale si
dice media. |
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aperte (o "basse") o
chiuse (o "alte"), a seconda
della posizione della
mandibola: quando essa è bassa
la bocca è più aperta, quando è alta la bocca è più chiusa. È
possibile osservare diversi gradi di apertura delle vocali:
l'italiano standard ha 4 gradi di apertura: vocale aperta (o
bassa) /a/, vocali semiaperte (medio-basse) /e/ ed
/o/ "aperte", vocali semichiuse (medio-alte) /e/ e
/o/, vocali chiuse /i/ e /u/. L’apertura e
chiusura delle vocali italiane può essere schematizzata per
mezzo di un triangolo vocalico, dove si ha come base la A che è
la vocale più aperta mentre ai lati abbiamo la I e la U che sono
le vocali più chiuse. Sul percorso dalla A alla I abbiamo la E
aperta e la E chiusa, mentre sul percorso dalla A alla U
troviamo la O aperta e infine la O chiusa. |
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arrotondate (o "procheile") o
non arrotondate ("aprocheile"),
a seconda che nell'articolazione intervenga o meno un
arrotondamento delle labbra. In italiano sono arrotondate le
vocali posteriori (o, e u) mentre non lo sono le
altre |
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brevi o
lunghe, a seconda della durata.
In alcune lingue la lunghezza vocalica può avere valore
distintivo. Per esempio in milanese la lunghezza vocalica
distingue spesso l'infinito dei verbi dal participio passato:
andà "andare" / andaa "andato".
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vocali
toniche o atone. Una vocale si dice tonica quando su di
essa cade l'accento
e atona quando non è accentata. |
Le vocali nelle sillabe
Normalmente le vocali formano il picco o nucleo di una
sillaba,
mentre le
consonanti
ne formano l'attacco e la coda. In alcune lingue, però, anche suoni che
di norma non sono classificati come vocali possono formare il nucleo di
una sillaba, come il
fono
[m] nella parola
inglese
prism ("prisma"), o il fono [r] nella parola
ceca
vrba ("salice"). Queste particolari "consonanti vocaliche" si
chiamano
contoidi
intensi. Di solito tutti i segmenti che formano il nucleo di una sillaba
sono chiamati "vocali", e chiaramente secondo questo criterio
foni
come quelli citati sopra sarebbero, almeno
fonologicamente,
vocali. Si noti comunque che i soli foni che possono formare il nucleo
di una sillaba sono i vocoidi e i contoidi sonoranti.
Le semivocali
Le
semivocali (o semiconsonanti), [w] e [y] (uovo e ieri),
sono dei suoni prodotti associando un suono vocalico ad uno
consonantico. Sono articolate spostando la lingua da o verso la
posizione di una vocale ad essi vicina.
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