LESSICO DEL GALLICCHIESE
Lelemento latino
L'elemento greco
L'elemento
germanico
Lelemento
francese
L elemento arabo
Lelemento spagnolo
Lelemento
italiano
Il greco č l'altro
elemento fortemente caratterizzante il dialetto
gallicchiese. Per le voci di provenienza greca č difficile dire se siano
penetrate nelle parlate italiane con lantica
colonizzazione ellenica che avvenne
dall' VIII
sec. al III sec. a.C. o
in seguito alla
bizantinizzazione che cominciņ a imporsi fin dal secolo VII d.C. Questa
seconda ipotesi č, senz'altro, oltre che la pił seguita dagli studiosi,
la pił probabile anche per la Basilicata. Non si puņ pensare, infatti, che il greco, dimenticato
lungo le coste dove si parlava nei tempi antichi (mentre nell'interno si
parlavano dialetti locali per lo pił di origine indoeuropea, come l'osco) si
fosse diffuso e si conservasse in poveri villaggi sperduti fra i monti. Si
deve pensare, dunque, che queste zone, latinizzate nel periodo romano,
ritornassero greche nel periodo bizantino.
Il bizantino si
diffuse presso il popolo anche attraverso il culto religioso promosso dai
monaci basiliani e ciņ fino all'XI secolo. Le differenze rispetto al greco
antico si possono cogliere nelle difformitą fonetiche, nel diverso accento
dei bizantinismi rispetto ai grecismi e nelle disparitą morfologiche. Nel
lessico del dialetto gallicchiese, come in altri centri dellalta e media
Val dAgri, cč stata una ricca immissione
di vocaboli greci alcuni dei quali sono conosciuti anche in Puglia, in
Calabria e in Abruzzo, la maggiorparte
sincontrano solo in Basilicata e in Calabria, per es. :
allėssą |
Aizzare, da lissąino
(essere adirato). Il verbo
allėssą si usa infatti soprattutto
quando si vuole aizzare un cane contro qualcuno. |
catarąttė |
Botola di legno attraverso la quale si scende in una stanza
sotterranea, da katorģtto (sotterrare). |
ącėmė |
Azzimo, da ązimos
(azzimo) |
catłoė
|
Stanza sotterranea o al
pian terreno adibita a magazzino, da katņgaios (locale
interrato, sotterraneo) |
allčrtą |
Alzarsi in piedi, da
aertąo (stare in piedi) |
chėlłmmėrė |
Fiorone, da kóloros
(fico)
|
annacą |
Cullare, da nake
(pelle di capra o di pecora, pelle lanosa, pelliccia). Le culle pił
antiche erano fatte con una semplice pelle di pecora o di capra
legata con funi e sospesa alle travi del soffitto, come un'amaca. |
chģrė chģrė |
Verso con cui si chiama il
maiale da kóiros (maiale) |
ąpulė |
Molle, detto del guscio
dell uovo, da apalņs (tenero, molle) |
ciamłorrė |
Forte raffreddore, da
kamąi (a terra) + reo (scorro). |
arrappątė |
Rugoso/a, da
rapto (cucire, rattoppare) |
cėrąsė |
Ciliegia, da kerasos
(ciliegia) |
arrassą |
Mettere da parte,
Allontanare, da arasso (battere, colpire, mettere da parte)
oppure da allasso (abbandonare). |
cģtrėnė |
Di colore giallo da
kģtrinos (giallo, colore del cedro) |
attąnė |
Padre, da atta,
parola usata in senso affettuoso , non solo verso il padre , ma
anche verso le persone anziane particolarmente care. |
cłcchė |
Cuculo, da kukkiłx
(cuculo) |
cacchėvė |
Pentola alta e stretta, da
kakkąbe (paiuolo per preparare il formaggio). |
cuccuvéllė |
Civetta, da kakkabidos
(civetta)
|
cąggė |
Acacia, da akahģa (acacia) |
cocłlė |
La
bacca di alcune piante, specialmente della quercia, da kokkos
(bacca, galla) |
camąstrė |
Catena di ferro per
appendere la caldaia sul fuoco, da kremastņs (appeso),
derivato a sua volta dal verbo kremannłmi (appendere) |
cofąnė |
Cesto da carico, da
cņphinos (cesta, corba )
|
caląnghė |
Cavitą scosesa nei terreni
argillosi da kaląo (allentare, abbassare, far cadere) |
cunčssė |
Scoppio rumoroso e, in particolare, Scorreggia, da kņnabos
(rumore, strepito). |
cąmbė |
Bruco, da kampe (bruco) |
cuttėnérė |
Gonna, Sottana, da
kitonąrion diminuitivo di kitņn (veste, chitone) |
carņcchiė |
Colpo dato sulla testa a
pugno semichiuso con le nocche delle dita, da keir (mano)+
keo (scorrere) |
cuzzčttė |
Nuca, Occipite, da
kottģda (testa) |
carusą |
Tagliare, Tosare, da
kéiro (tosare, tagliare) |
énghiiė |
Riempire, da enkčin
(versare dentro, infondere, riempire). |
casurģellė |
Salvadanaio, sempre da
kéiro, per la forma rotonda simile a una testa rasata |
fazzatłrė |
Madia, da masso
(maneggiare, impastare) |
fėllłnė |
Tana della lepre, Luogo
nascosto, chiuso da foleģa (permanenza nella
tana) |
matréiė
|
Matrigna, da matriją
(matrigna) |
frattģmė |
Macchia
intricata di sterpi, arbusti, erba alta, da fraktņs
(luogo chiuso, siepe). |
mbģzzė |
Allestremitą, Sulla punta
da peza (estremitą, orlo) |
galéttė |
Boccale di legno con
manico, per l acqua, da galakt (concernente il latte). Forse
perché il boccale in questione era in origine un recipiente per il
latte. |
mucą |
Ammuffire, da mikes
(fungo) |
garąmmė |
Fosso,
Burrone, da karagma (spaccatura,
fenditura) |
mulģeghė |
Frassino, da melģa
(frassino) |
garavģellė |
Recipiente
di legno a forma di tronco di cono per animali da soma, da
gaulņs (mastello, recipente, vaso)
|
młnnėlė |
Frusciandolo, Attrezzo per
pulire il forno, da moléin (andare-venire) per il movimento
che compie sul pavimento del forno |
gąvėtė |
Trogolo, da gabaton
(scodella). |
młrrė |
Grande quantitą di
animali, da murios (innumerevole) |
grąstė |
Coccio di terracotta,
da gąstra con metastasi di /r/
(parte inferiore, pancia di
un vaso). In vari paesi della Basilicata meridionale grąstė
significa: vaso di terra cotta per fiori.
|
nąsprė |
Zucchero fuso per
ricoprire i dolci da aspros (bianco) con protesi del suono
/n/. |
ičrmė |
Povero disgraziato,
infelice, oppure, Solo, detto di vedovo, da erhmos
(abbandonato, lasciato solo) |
nąchė |
Culla, da nake (pelle
lanosa)
|
ičrsė
|
Terreno incolto, arido , da
kersos (incolto). |
ngandarątė |
L' insieme di alcune parti
poco pregiate del maiale messe sotto sale in un grande vaso di
terracotta, da kąntharos (coppa, vaso). |
laghėnatłrė |
Matterello, da lągalon
(pasta a sfoglia sottile) |
ngėgną |
Cominciare, Iniziare, da
enkainizo (inaugurare). |
lģppė |
Muschio, da lipos (grasso) |
nzurą |
Sposare, Sposarsi, da
zéugnumi (legare unire in matrimonio), oppure dal latino in+
uxorare (prendere moglie) |
magąrė |
Apertura praticata nella
parete del caminetto, attraverso il quale il fumo passa dal focolare
al camino, da mągheiros
(cuoco, ciņ che attiene in genere alla cucina)
|
paracéllė |
Piccola stalla per maiali o galline, da paraokia (casetta che
sta a fianco) |
mamóne |
Orco,
Essere immagginario mostruoso e crudele, spauracchio dei bambini,
da mormņ (una specie di mostro femminile chiamato dalle
nutrici per spaventare i bambini)
|
pąė |
Giogaia del bue, da
paghe (pelle che pende sotto il collo del bue) |
pėdąlė |
Grosso recipiente per lolio, da pitharion diminuitivo di
pithos (vaso) |
sąlmė |
Soma dellanimale da carico da sagma (basto, carico) |
pėdąnnė |
Grosso vaso di terracotta, Giara, da pitacne (giara) |
scalandrónė |
Pertica con molti rami corti su cui
i pastori appendono i loro attrezzi, da skalida (pertica,
forcella) |
pėląccė |
Abbeveratoio, da piląkion (vasca) |
scarą |
Pettinare , da ex (da) + kara (testa) (togliere
dalla testa) |
pėlłsė |
Piccolo formaggio, fatto
con le mani con i rimasugli, da pella (secchia) e opson
(companatico) |
scėnghią |
Strappare, Lacerare, da schizo (fendere, lacerare) |
pėpėrģtė |
Fungo di sapore piccante, da péperi (pepe) |
sétulė |
Staccio per la farina, da setho (setacciare) |
pėsłlė |
Sedile di pietra da pezłlion (banco di pietra). |
sparahņgnė |
Pianta selavtica che
produce asparagi , da aspharagonģa (fogliame di piante di
asparagi) |
pėtrėsģnė |
Prezzemolo, da petrosélinon (prezzemolo) |
spąrė |
Cercine, da spéira (qualsiasi cosa avvolta a spirale) |
pņrchiiė |
Lentiggini, da
pérkos-e-on (chiazzato in nero) |
stģlė |
Il manico di legno della zappa, del picone, da steleą
(manico, scure) |
prėmmėcņcchė |
Albicocca, da ernos (germoglio) e kokkos (bacca)
|
stčrpė |
Sterile, da sterife (sterile) |
purtėgąllė |
Arancia, da portokąlos
(arancia) |
strłmmėlė |
Trottola, da stróbilos
o strombos (oggetto che gira su se stesso) |
rąchėnė |
Iuta, Tessuto usato per i sacchi, da racos (straccio) |
stuppģellė |
Recipente di legno a forma
cilindrica svasata per misurare cereali e simili, da stiupos,
(tronco ceppo dalbero) |
rģghėnė |
Origano, da orģganon (origano) |
tąllė |
Germoglio di una pianta,
da thallņs (ramoscello, germoglio) |
rumątė |
Letame, da luma-lumatos
(sporcizia) con metatesi della /l/ in /r/. |
tappģnė |
Pianella, Pantofolina, da tapeinņs (basso) |
rłmmėlė |
Ciottolo, Pietra tonda, da
rombos (qualsiasi cosa di forma rotonda) |
tąttė |
Papą, da atta .
Cfr. attąnė |
ruūągnė |
Recipiente, da rłomai
(preservare, conservare) |
témbė |
Luogo scosceso, Rupe che si protende su
una valle, Collina , da tempe (nome di una valle della
Tessaglia, ma anche dei monti che circondavano detta valle) |
salamłrrė |
Salamoia, da almuris (salsedine) |
tumbągnė |
Tondo di legno che serve
da coperchio o da fondo di recipienti come botti e barili, da
timpąnion, tiłmpanon (tamburo, rivestimento) |
salavrónė |
Ramarro, da sąura (lucertola)
|
tłmė |
Formaggio fresco, da tomé, tomą
(taglio) |
truzzulą |
Bussare, da truzo (emettere un suono cupo) |
zģcchė |
Piccolo, da psix (briciola) |
vammącė |
Ovatta di cotone, da bambakion (bambacia) |
zģlė |
Diarrea, da tilos (escremento liquido) |
vasilėcóiė |
Basilico, da basilicņn
(erba da re) |
zėlónė |
Tartaruga, da xelóne
(tartaruga) |
vavalģecė |
Chiocciola, da błbalos
(bufalo) pił un suffisso diminuitivo, in riferimeno alle corna della
chiocciola. |
zģmmėrė |
Caprone, Becco, da
ximaros (becco) |
vrąmė |
Grido, Urlo, da bromos
(grido). |
zģnżłlė |
Straccio, da ząnzalon
(straccio) |
vłmmėlė |
Orciuolo di terracotta col
collo molto stretto, usato per conservare lacqua fresca da
boumboulios (bumbłlios) di origine onomatopeica imitante
il gorgoglio dellacqua che esce dalla canna. |
zģtė |
Fidanzato/a, Giovane
sposo/a, da zeuctos , aggettivo verbale del verbo zéugnuni
(legare, unire in matrimonio) |
Sullorigine della grecitą
nellItalia meridionale, c'č
stata una spinosa querelle,
che ha visto contrapposti Gerald Rohlfs e Oronzo Parlangeli. Il
Rohlfs ha sempre cercato di dimostrare che il greco parlato nel
Salento, in Calabria e in Sicilia, ma anche nel resto dellItalia
meridionale, č la continuazione diretta del greco dorico: lo
starebbero a dimostrare le numerose isoglosse di indubbia (per il
Rohlfs) origine greca che abbracciano i dialetti dellItalia
meridionale. Coerentemente con questa visione, lo studioso tedesco
considerava la situazione dellestremo meridione come il risultato
di una neoromanizzazione susseguente alla espulsione degli arabi da
parte dei normanni e al crollo della potenza bizantina. La lingua
che quindi venne usata nei territori dellItalia meridionale da poco
conquistata non proveniva tanto da una determinata regione italiana,
quanto piuttosto corrispondeva ad una specie di koiné linguistica,
una lingua letteraria latineggiante. Dopo acerrime discussioni (che
coinvolsero studiosi come Bonfante, Pisani, Pagliaro, tanto per
citarne alcuni) al Rohlfs fu concessa la vittoria su due terzi del
fronte (Calabria e Sicilia), ma non sul Salento. Parlangeli su
tutti dimostrņ chiaramente che:
(a)
dopo la conquista romana tutta lItalia meridionale fu pił o meno
presto latinizzata;
(b)
il romanzo parlato nel Salento continua direttamente il latino
regionale e quindi ha un aspetto particolarmente conservativo;
(c)
il greco parlato nel Salento č greco bizantino.
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