UN PAESE  

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DIZIONARIO DIALETTALE DI GALLICCHIO

a cura di Maria Grazia Balzano

 

CREDENZE POPOLARI (2)

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C'č chi crede ancora oggi che  alcuni amuleti abbiano una forma protettiva contro il malocchio, l'influenza di chi ci guarda con occhio malvagio.  ll  portafortuna per eccellenza č considerato il corno, rigorosamente rosso e preferibilmente di corallo e fatto a mano (anche se oggi si trova soprattutto in plastica e prodotto industrialmente). Sembra che il corno fin dall'epoca neolitica fosse un simbolo di potenza e di fertilitą e quindi fosse di buon augurio possederlo.

Un altro amuleto molto popolare č  il ferro di cavallo.   Si teneva, e si tiene, appeso dietro la porta d'ingresso, come porta fortuna e rimedio contro la iella. Molti raccomandano di appenderlo con le punte rivolte verso l'alto: in caso contrario, la fortuna potrebbe scappare fuori.Un altro rimedio che si ritiene molto efficace contro iettatori e persone poco gradite e il sale doppio o fino. Basta prenderne un pugno e gettarlo alle spalle dell'ospite indesiderato nel momento in cui lascia la vostra casa.

Per guadarsi dalla mala sorte bisogna ricordarsi, poi, di non compiere alcune azioni foriere di sventure come aprire l'ombrello in casa,   mettere sul letto monete oppure il cappello,   rovesciare l'olio o il sale sulla tovaglia,   sedersi a tavola con altre dodici persone (mai in 13 a tavola),  rompere uno specchio (ben sette anni di guai),  passare sotto una scala, entare in casa di qualcuno dopo aver  acquistato della  carne  in macelleria.  Bisogna inoltre evitare di  portare a casa gli stracci con cui si puliscono le lapidi e altri oggetti utilizzati nel cimitero,   evitare di incrociare per strada suore e carri funebri vuoti e sopratutto un gatto nero, in tal caso bisogna cambiare strada o direzione e sfregare energicamente il cornetto che si porta in tasca o toccare ferro.  Per scongiurare di incorrere  in dispiaceri o in inimicizie,  chi regala o riceve in regalo fazzoletti, spille, coltelli, deve pagare in qualche modo i fazzoletti anche con una cifra simbolica,  mentre con lo spillo o il coltello avuto in regalo  deve pungere il donatore.

Tante altre sono le credenze e  le superstizioni tramandate dalle generazioni passate che sono sopravvissute fino a oggi. Da sempre, la tradizione popolare č stata ricca di credenze e leggende per prevedere in anticipo il sesso del neonato, soprattutto in base ai cambiamenti della madre in gravidanza. Si dice che la pancia della mamma assuma forme diverse secondo il sesso del nascituro, anche se le “regole” tramandate sono diverse. A Gallicchio si  sostiene che una mamma con la pancia a punta e il sedere magro avrą un maschio, mentre una mamma con la pancia tonda e i fianchi larghi aspetterą una femmina.. Esistono  anche delle prove per indovinare se una donna "farą"  “mascłlė” o “femmėnė”.  Si adopera, per esempio,   un piccolo osso biforcato del petto del pollo, tirato da una parte da un maschio e dall' altra da una donna. Se in mano al maschio rimane la parte maggiore dell'osso, che non si rompe mai esattamente a metą , la donna incinta per la quale si compie la prova avrą un maschio, viceversa  se č una femmina a trattenere in mano l'osso pił lungo. 

Un'altra credenza legata al mondo femminile  č quella secondo la quale una donna, durante il periodo mestruale, sprigiona un flusso malefico, emana sostanze tossiche capaci di far appassire piante e fiori. Č interdetto alla donna toccare il lievito, fare salami, toccare il caglio, i recipienti in cui deve essere messo il vino durante la vendemmia.

Per  i neonati e bambini piccoli, invece, non č di buon augurio prenderli in braccio passandoseli sulla tavola  o  essere in due persone a vestirli, perchč di solito in due si vestono i morti.

 

Si crede che alcuni piccoli fastidi fisici possano dare indicazioni su avvenimenti contemporanei o futuri:  quando, per esempio, un  brivido  ci attraversa il corpo si dice  che "é ppassątė a mņrtė pė ngłollė"  (č passata la morte addosso), se ci fa male un callo, si dice che  domani  pioverą,  se  ci fischia un orecchio, si dice che in quel momento qualcuno parla di noi.  A precisare il significato di un dato segno, interviene anche l'attribuzione di effetti benefici o malefici alla destra o alla sinistra; per esempio: se fischia l'orecchio destro qualcuno parla bene di noi, se, invece, ci fischia il sinistro si parla male, se ci prude la mano destra dovremo ricevere del denaro, se ci prude quella sinistra dovremo sborsarlo.

Dall'interpretazioni  dei sogni si traggono pronostici negativi o positivi. Non č di buon augurio per esempio sognare la frutta fuori stagione, l'acqua torbida, una donna che si sposa in abito bianco. Si allunga la vita invece  a una persona sognandone la morte. I serpenti  che si sognano sono male lingue, i bambini  preannuciano un evento che porterą disperazione.  Bisogna inoltre fare attenzione a non assecondare i desideri delle persone morte che in sogno ci chiedono di seguirle.

Molti pregiudizi e credenze riguardano gli animali, i giorni e i mesi, gli astri. Il gatto avrebbe la capacitą di prevedere il cambiamento del tempo. Infatti quando il gatto si liscia la faccia con la zampa bagnata di saliva (quando si "lava la faccia"), il tempo volge al brutto. Se il cane mentre ulula alza la testa e si rivolge verso una determinata casa , gli abitanti di quella casa subiranno una disgrazia.. Il canto notturno della civetta č foriero di morte: una persona che abita nella casa nei pressi della quale si posa di notte per cantare dovrą morire. Al contrario  udire il canto del cuculo č di buon augurio, perchč chi lo ode non morirą nel corso di quell' anno. Anche il volo del "porcellino di S. Antonio" in casa č sempre buon auspicio.  Una delle cose, poi, che porta maggior fortuna č il ritrovamento e la cattura di una lucertola con due code.

In maggio č sconsigliato sposarsi , perchč č il mese in cui ragliano gli asini. Se il primo giorno d'agosto la mattina all'alba non si vede la testa nella propria ombra  in breve tempo si perderą la vita. Il numero tredici č considerato portafortuna, mentre il diciassette č ritenuto nefasto come i giorni di martedģ e venerdģ, quando non si deve dare inizio a nessuna cosa. Durante i periodi di luna descrescente non č consigliabile preparare il salame e la soppressata e fare il vino, perchč si crede che l'influsso lunare determini un'alterazione di questi alimenti.

Un tempo era credenza diffusa che la luna esercitasse anche una nefasta influenza sui cosiddetti "lupi mannari", persone di sesso maschile nate la notte di Natale (precisamente  mentre suonano le campane) che, secondo la leggenda nelle notti di luna piena, , uscivano di casa e si mettevano ad ululare rotolandosi per terra con la bava alla bocca e azzannando chi si imbatteva in loro. Quando un lupo mannaro tornava   a casa,  la moglie doveva attendere che il marito bussasse per tre volte e desse "voce" (il lupomannaro non puņ parlare quando č nella condizione di lupomannaro) e soltanto allora poteva aprire la porta. Se avesse aperto subito sarebbe stata uccisa dal marito. Il lupomannaro ritornava ad essere uomo normale con le prime luci dell'alba oppure se qualcuno fosse riuscito a pungerlo sul capo con un qualsiasi arnese acuminato e dalla puntura fossero uscite alcune gocce di sangue (almeno tre).

Oltre ai lupi mannari,  atterrivano le menti dei piccoli e dei grandi degli spiriti malvagi, non ha caso detti "pąurė", che si credeva entrassero nelle stalle,  intrecciassero  la criniera e la coda degli equini, li cavalcassero durante la notte facendoli correre nell'etere e sulla terra sino all'alba stancandoli. All'alba, il padrone  li trovava quasi morenti, sudati, con la bava alla bocca e provvedeva a fare gli scongiuri e a disegnare le Croci nella stalla. Questi spiriti potevano anche  manifestarsi con segni che terrorizzavano ai viandanti che di sera  facevano ritorno a casa dalla campagna.  In  un posto in particolare i gallicchiesi temevano che dopo il tramonto  "uscisse"  la "pałrė":   nei pressi di un ponte poco fuori dal paese detto " u pņndė č ddłiė".

C'erano, poi, degli  spiritelli  curiosi e capricciosi  detti "munacičllė",  che non rappresentava un pericolo per chi li vedeva, ma  piuttosto un' occasione di fortuna se si riusciva ad acchiapparli. Nella credenza popolare i "monacelli” erano i fantasmi di bambini che dopo la loro morte  continuavano a rimanere legati alla famiglia, aggirandosi furtivamente all’interno della casa, compiendo marachelle e dispetti a tutto e tutti : strappavano coperte ai dormienti, tiravano la coda al gatto di casa, rovesciavano piatti e bicchieri, nascondevano oggetti. Di loro  non c’era modo di liberarsi, poiché erano legati alla famiglia, che di solito seguivano anche mutando di locazione. Portavano  sul  capo un cappuccio rosso, pił grande di loro. Il solo modo di difendersi dai loro scherzi era appunto cercare di aflerrarli per il cappuccio e riuscire a prenderglielo.  Il povero "monacello" , conoscendo tutto quello che c'era sottoterra e quindi i luoghi dove erano nascosti i tesori,  pur di  riavere il suo cappuccio rosso, senza il quale  non poteva  vivere,  avrebbe promesso di svelare  il nascondiglio di un tesoro. Ma non bisognava accontentarlo fino a quando non si fosse stati in possesso del tesoro stesso, perchč quella specie di gnomo  non manteneva mai le promesse.

Nella terra  terra magica, arcaica , impregnata di elementi tradizionali e popolari, esplorata e indagata da  Ernesto De Martino negli anni '50 i "monacelli" occupavano  un posto di rilevo, oggi sono scomparsi con la civiltą contadina che li aveva generati  e sopravvivovo soltanto nei ricordi di qualche anziano che da bambino aveva creduto di averli visti o li aveva seguiti in qualche grotta in cerca di tesori nascosti.