Un'altra credenza legata al mondo femminile č quella secondo la quale una donna, durante il periodo mestruale, sprigiona un flusso malefico, emana sostanze tossiche capaci di far appassire piante e fiori. Č interdetto alla donna toccare il lievito, fare salami, toccare il caglio, i recipienti in cui deve essere messo il vino durante la vendemmia.
Per i neonati e bambini piccoli, invece, non č di buon augurio prenderli in braccio passandoseli sulla tavola o essere in due persone a vestirli, perchč di solito in due si vestono i morti.
Si crede che alcuni piccoli fastidi fisici possano dare indicazioni su avvenimenti contemporanei o futuri: quando, per esempio, un brivido ci attraversa il corpo si dice che "é ppassątė a mņrtė pė ngłollė" (č passata la morte addosso), se ci fa male un callo, si dice che domani pioverą, se ci fischia un orecchio, si dice che in quel momento qualcuno parla di noi. A precisare il significato di un dato segno, interviene anche l'attribuzione di effetti benefici o malefici alla destra o alla sinistra; per esempio: se fischia l'orecchio destro qualcuno parla bene di noi, se, invece, ci fischia il sinistro si parla male, se ci prude la mano destra dovremo ricevere del denaro, se ci prude quella sinistra dovremo sborsarlo.
Dall'interpretazioni dei sogni si traggono pronostici negativi o positivi. Non č di buon augurio per esempio sognare la frutta fuori stagione, l'acqua torbida, una donna che si sposa in abito bianco. Si allunga la vita invece a una persona sognandone la morte. I serpenti che si sognano sono male lingue, i bambini preannuciano un evento che porterą disperazione. Bisogna inoltre fare attenzione a non assecondare i desideri delle persone morte che in sogno ci chiedono di seguirle.
Molti pregiudizi e credenze riguardano gli animali, i giorni e i mesi, gli astri. Il gatto avrebbe la capacitą di prevedere il cambiamento del tempo. Infatti quando il gatto si liscia la faccia con la zampa bagnata di saliva (quando si "lava la faccia"), il tempo volge al brutto. Se il cane mentre ulula alza la testa e si rivolge verso una determinata casa , gli abitanti di quella casa subiranno una disgrazia.. Il canto notturno della civetta č foriero di morte: una persona che abita nella casa nei pressi della quale si posa di notte per cantare dovrą morire. Al contrario udire il canto del cuculo č di buon augurio, perchč chi lo ode non morirą nel corso di quell' anno. Anche il volo del "porcellino di S. Antonio" in casa č sempre buon auspicio. Una delle cose, poi, che porta maggior fortuna č il ritrovamento e la cattura di una lucertola con due code. |
In maggio č sconsigliato sposarsi , perchč č il mese in cui ragliano gli asini. Se il primo giorno d'agosto la mattina all'alba non si vede la testa nella propria ombra in breve tempo si perderą la vita. Il numero tredici č considerato portafortuna, mentre il diciassette č ritenuto nefasto come i giorni di martedģ e venerdģ, quando non si deve dare inizio a nessuna cosa. Durante i periodi di luna descrescente non č consigliabile preparare il salame e la soppressata e fare il vino, perchč si crede che l'influsso lunare determini un'alterazione di questi alimenti.
Un tempo era credenza diffusa che la luna esercitasse anche una nefasta influenza sui cosiddetti "lupi mannari", persone di sesso maschile nate la notte di Natale (precisamente mentre suonano le campane) che, secondo la leggenda nelle notti di luna piena, , uscivano di casa e si mettevano ad ululare rotolandosi per terra con la bava alla bocca e azzannando chi si imbatteva in loro. Quando un lupo mannaro tornava a casa, la moglie doveva attendere che il marito bussasse per tre volte e desse "voce" (il lupomannaro non puņ parlare quando č nella condizione di lupomannaro) e soltanto allora poteva aprire la porta. Se avesse aperto subito sarebbe stata uccisa dal marito. Il lupomannaro ritornava ad essere uomo normale con le prime luci dell'alba oppure se qualcuno fosse riuscito a pungerlo sul capo con un qualsiasi arnese acuminato e dalla puntura fossero uscite alcune gocce di sangue (almeno tre).
Oltre ai lupi mannari, atterrivano le menti dei piccoli e dei grandi degli spiriti malvagi, non ha caso detti "pąurė", che si credeva entrassero nelle stalle, intrecciassero la criniera e la coda degli equini, li cavalcassero durante la notte facendoli correre nell'etere e sulla terra sino all'alba stancandoli. All'alba, il padrone li trovava quasi morenti, sudati, con la bava alla bocca e provvedeva a fare gli scongiuri e a disegnare le Croci nella stalla. Questi spiriti potevano anche manifestarsi con segni che terrorizzavano ai viandanti che di sera facevano ritorno a casa dalla campagna. In un posto in particolare i gallicchiesi temevano che dopo il tramonto "uscisse" la "pałrė": nei pressi di un ponte poco fuori dal paese detto " u pņndė č ddłiė".
C'erano, poi, degli spiritelli curiosi e capricciosi detti "munacičllė", che non rappresentava un pericolo per chi li vedeva, ma piuttosto un' occasione di fortuna se si riusciva ad acchiapparli. Nella credenza popolare i "monacelli erano i fantasmi di bambini che dopo la loro morte continuavano a rimanere legati alla famiglia, aggirandosi furtivamente allinterno della casa, compiendo marachelle e dispetti a tutto e tutti : strappavano coperte ai dormienti, tiravano la coda al gatto di casa, rovesciavano piatti e bicchieri, nascondevano oggetti. Di loro non cera modo di liberarsi, poiché erano legati alla famiglia, che di solito seguivano anche mutando di locazione. Portavano sul capo un cappuccio rosso, pił grande di loro. Il solo modo di difendersi dai loro scherzi era appunto cercare di aflerrarli per il cappuccio e riuscire a prenderglielo. Il povero "monacello" , conoscendo tutto quello che c'era sottoterra e quindi i luoghi dove erano nascosti i tesori, pur di riavere il suo cappuccio rosso, senza il quale non poteva vivere, avrebbe promesso di svelare il nascondiglio di un tesoro. Ma non bisognava accontentarlo fino a quando non si fosse stati in possesso del tesoro stesso, perchč quella specie di gnomo non manteneva mai le promesse. |
Nella terra terra magica, arcaica , impregnata di elementi tradizionali e popolari, esplorata e indagata da Ernesto De Martino negli anni '50 i "monacelli" occupavano un posto di rilevo, oggi sono scomparsi con la civiltą contadina che li aveva generati e sopravvivovo soltanto nei ricordi di qualche anziano che da bambino aveva creduto di averli visti o li aveva seguiti in qualche grotta in cerca di tesori nascosti.