La Cappella
del Carmine si trova alla confluenza dei due rami del fosso dei
Monaci che abbracciano l’abitato di Gallicchio, su uno sperone di
roccia compatta. Non si sa con esattezza in
che periodo sia stata costruita. Un' iscrizione scolpita sul
frontone del portale della cappella reca la data del 1610. In
quell'anno, sotto il governo del marchese Giovan Giacomo III
Coppola, che 13 anni più tardi sarebbe diventato il primo Principe di
Gallicchio, furono soltanto esiguiti dei lavori di restauro o
di abbellimento. Del testo dell' epigrafe "FORMOSA ES, FAEOR,
FORMOSA ET DIGNA ROGARI. HUNC, TU DIVA,TUO, PROTECTUM, NUMINE SANCTO
CONSERVA POPULUMQUE SIMUL QUI SACRA SECUTUS PRINCIPIS EXEMPLUM PURO TUA
CORDE FREQUENTAT. ANNO DOMINI 1610" si hanno due diverse versioni.
Infatti Padre Tito Robertella in Nuove Luci Lucane
traduce il testo nel seguente modo: "BELLA TU SEI, LO CONFESSO,
SEI BELLA E DEGNA DI ESSERE INVOCATA. TU ,O DIVA, COL TUO POTENTE AIUTO
CONSERVA COSTUI, CHE TU HAI PROTETTO, E CONSERVA NEL CONTEMPO IL POPOLO,
IL QUALE, SEGUENDO L’ESEMPIO DEL PRINCIPE, FREQUENTI, CON PURO CUORE,
CIÒ CHE TI È CARO.ANNO DEL SIGNORE 1610"; mentre
il Prof. Rocco
Sinisgalli, docente della facoltà di Architettura dell' Università "La
Sapienza" di Roma, ritiene che
l' "HUNC PROTECTUM" non sia riferito a una persona che
sarebbe stata protetta (il principe), ma al portale posto nell'occasione
a incorniciare l'ingresso principale della Cappella, quindi nella sua
traduzione dell'iscrizione si legge:
" SEI BELLA
, LO PROCLAMO , O BELLA E DEGNA DI ESSERE INVOCATA. TU, DIVINA, MEDIANTE
LA TUA SACRA MAESTÀ CUSTODISCI QUESTA CORNICE E INSIEME IL POPOLO, IL
QUALE SEGUENDO L'ESEMPIO DEL MAESTRO, CELEBRA CON CUORE PURO I TUOI
SACRI CULTI. ANNO DEL SIGNORE 1610"
Sopra l'epigrafe, in un medaglione di pietra,
è scolpita la Madonna del Carmine con il bambino in braccio. A
destra del medaglione lo stemma della famiglia Coppola (una
coppa sostenuta da due leoni rampanti)
e a sinistra il gallo simbolo di Gallicchio. La cappella, agibile
fino agli anni 60, è lentamente andata in rovina fino al 2003,
quando sono iniziati i lavori di restauro finanziati con fondi
della Regione Basilicata e terminati nel 2004, anno nel quale è stata
riaperta al culto.
L'edificio, a pianta rettangolare, che misura
circa metri 7,5 di larghezza per circa 10 di lunghezza, è disposto in
direzione est ovest con ingresso principale ad ovest verso la strada che
porta al paese. E’ alto 6 metri circa alla imposta di falda, la
copertura è a due falde simmetriche con la linea di colmo lungo la
dimensione maggiore. Sulla parete sud tre piccole finestre in alto
consentono una illuminazione naturale e sopra il portone
d’ingresso è presente un piccolo occhio da cui entra il sole nel
pomeriggio. L’interno, piuttosto semplice, presenta un altare maggiore
di fronte all’ingresso principale e un altare secondario sulla
destra. L’altare maggiore si presenta con ai lati due colonne
rigate stuccate che realizzano, con l’altare stesso e una cornice
superiore, l’intelaiatura per una tela, dipinta ad olio, rappresentante
un carro di fuoco trainato da due cavalli (probabilmente Elia) dipinta
nel 1613 dal pittore Giovanni Angelo D’Ambrosio di Saponara. Nella
parte centrale di questa tela, incastonata in una nicchia protetta da un
vetro, figura un quadro ad olio della Beata Vergine del Carmelo forse
dello stesso autore. Nel 1642 "
l'imagine di Santa Maria del Carmine"
che
" benchè moderna, è molto devota"
era
"custodita da un fraticello tertiario",
come si legge nell
"Apprezzo delle
terre di Gallicchio e Missanello nella provincia di Basilicata
fatto
d'ordine del detto S.C. dal
Tabulario
Salvatore Pinto sotto il 24 di luglio 1642"
(cfr.
Contributo alla storia di Gallicchio 5 e
Appendice)
L’altare laterale in una nicchia protetta da
una vetrina in legno accoglie la statua della madonna, dalla prima
domenica di maggio alla seconda domenica d'agosto di ogni anno. A
fianco dell’altare laterale verso l’ingresso, sotto un arco a tutto
sesto nella muratura di circa metri 1.5 x 2.5 si trovava un affresco
raffigurante la Madonna del Carmine con il bambino tra una corona di
nuvole sopra un città turrita in fiamme. Nelle immagini dell'
affresco i gallicchiesi hanno da sempre visto la rappresentazione della
distruzione di Gallicchio Vetere ad opera dei Saraceni, in realtà
nell'iconografia religiosa la città in fiamme simboleggia il
purgatorio e la Madonna col bambino viene a salvare, il primo sabato
dopo la loro morte, le anime devote decedute (prililegio sabatino).
Nella parte bassa del dipinto una scritta che consente di datarlo
recita: A Iõe Iacobo Mõtagna, hic locus decorat ĕ ob fui devotionĕ
Anno Dñi · 1619 ·(Questo luogo fu abbellito da Iacopo
Montagna per sua particolare devozione. Nell’anno del Signore 1619.).
L' affresco, che è stato staccato dalla parete per un restauro
negli anni '70, si può attualmente ammirare
nella Chiesa di San Giuseppe.
Il soffitto della cappella è in
legno piano con la struttura portante della copertura a capriate.
Dal centro di esso pendeva un lampadario con tanti vetri colorati che
rifrangevano la luce. Sul margine nord-est della copertura sul muro
maestro si erge un piccola torretta campanaria . Dall’esterno la
facciata principale, molto semplice, si presenta con un grosso portale
in pietra, descritto in precedenza, di circa m.1,70
per 3 m. di altezza.
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